martedì 29 gennaio 2008

Il calore di un abbraccio

“Nella pietà che non cede al rancore, madre, ho imparato l'amore”
F. De Andrè, “Il testamento di Tito”


Ci sono gesti che cambiano la vita. Ci sono gesti che rovinano una vita. Ci sono gesti che danno senso ad una vita.
Gesti difficili da spiegare e ancor più da raccontare. Gesti che ti cambiano dentro. Per tutta la vita.
La cronaca: Due ragazzi di tredici anni, di cui uno festeggiava il compleanno proprio quel giorno, una domenica mattina di fine gennaio, in un bosco delle campagne fiorentine, si recano a caccia accompagnati dai loro genitori. Ad un tratto uno dei due si ritrova in mano un fucile e spara all'altro. Si accascia. Muore.
Un colpo, a volte, uccide due persone. Uno fisicamente, l'altro moralmente.
Cosa succede ad un ragazzo di tredici anni che uccide un suo amico? Non sono un psicologo ma mi capita spesso, e penso anche un pò a tutti, di immedesimarmi nella persona che soffre e soffrire. E soffrire ancor di più perchè so che non potrò mai soffrire quanto lo stia facendo lui. Pensare la vita con un morto che ti accompagna qualsiasi cosa tu faccia. Dall'uscire di casa e pensare che sarai additato come un assassino, dagli amici che sanno tutto e anche se non dicono niente sai benissimo a cosa stanno pensando, dai genitori degli amici che ti guardano con quel misto di compassione mostrata e rabbia provata che solo gli ottusi riuscirebbero a vedere solo l'aspetto positivo, le ragazzine che non vorrano volerti bene perchè anche se ora sei cambiato quello lo hai fatto e lo potresti rifare. E poi chi glielo racconta alle amichette che ti sei innamorata di un assassino?
E poi la fine della scuola, la ricerca di un lavoro. Difficile da trovare. Ti ci vuole un capo comprensivo, che sia disposto a dare un lavoro a te e a tutto ciò che ti porti dietro.Ecco cosa si prova “nel vedere gli occhi di un uomo che muore”. Si prova tutta la sofferenza, in pochi secondi, di tutta una vita che sei costretto a vivere. Vorresti che fosse successo il contrario. Che tu fossi il morto. Ma non cambierebbe niente. Si invertirebbero i fattori e il risultato resterebbe invariato. Uno che muore e uno che proverà a vivere.
E' in questi momenti che serve un miracolo. Non uno di quelli legato ad una statistica poco probabile ma non impossibile che spesso viene legata, per semplificazione, alla mano di Dio.
Un miracolo compiuto da te, uomo o donna, capace di pensare, ragionare, agire, in momenti estremi che solo una vita bastarda potrebbe mettere in scena.
Una corsa, istintiva, rabbiosa, verso chi a ucciso tuo fratello. Una corsa veloce, più veloce possibile quasi a cercare di voler porre fine alla sofferenza prima possibile. Potevano essere dieci metri, potevano essere dieci chilometri, non avrebbe fatto nessuna differenza. Avevi inquadrato l'obiettivo da salvare. E volevi che succedesse prima possibile. Una corsa per andare ad abbracciare chi ti ha tolto un punto di riferimento. Un perdono che non avrebbe mai osato neanche di chiederti, figurarsi di averlo. Il gesto d'amore più bello che si ricordi negli ultimi anni. Si parla di giovani lobotomizzati davanti a tv, playstation e cellulari che tanto più si evolvono e tanto più rovinano. Incapaci di comprendere i valori della vita, capaci di dare valore solo al materiale. Tutta forma e niente sostanza. Ed è giusto che se ne parli ma poi bisognerebbe anche farne tante di cose per aiutarli a comprendere il senso della vita.
Una volta passata la stagione delle favole della buonanotte, bisognerebbe raccontargli le storie belle di vita che succedono veramente. Bisognerebbe raccontargli di quella ragazza che un giorno seppe perdonare pubblicamente chi di solito non si perdona. Raccontare di che espressione abbia fatto l'assassino quando se l'è vista venire in contro e di tutte le lacrime che ha versato quando è stato abbracciato. Parlare di quel gesto che ti rende la vita un pò più semplice. Una fotografia da guardare tutte le volte che torneranno a galla i ricordi più brutti. Un abbraccio, un sorriso. La pietà che non cede al rancore. L'amore.

1 commento:

Anonimo ha detto...

PIANGIAMO D AMORE:facciamolo

era tanto tempo che non passavo da questo blog...e mi rendo conto che cosa cattiva e ingiusta non passare ogni tanto per leggere qualche post.
di qualunque cosa sia il senso della vita per ognuno...parliamone.
sono d accordo con andrea.




un abbraccio a tutti.a presto