lunedì 14 maggio 2007

Questa è una dedica...

La "Madonna di Senigallia" di Piero della Francesca è un piccolo dipinto su tavola di noce (cm. 61x53): un'icona, dunque, reinterpretata con eccezionale maestria dal pittore, secondo i canoni nuovi dell'arte religiosa rinascimentale che umanizza il divino e divinizza l'umano.
La Madonna, dipinta da Piero della Francesca in età matura, giunge a Senigallia negli ultimi decenni del XV secolo, legata agli eventi politici di quegli anni. Senigallia, nel 1474, è concessa in vicariato da Papa Sisto IV al nepote, Giovanni Della Rovere, destinato a sposare Giovanna, figlia di Federico da Montefeltro al quale il Pontefice ha conferito in quello stesso anno il titolo di duca.
Le ipotesi che legano la "Madonna di Senigallia" ai Della Rovere sono molte; secondo alcuni fu portata in dote da Giovanna, donna colta, protettrice del Perugino, di Giovanni Santi e di suo figlio Raffaello; secondo altri invece venne commissionata dagli stessi sposi, legati anche dal culto per la Vergine.
Il dipinto ha suscitato nel tempo tante interpretazioni. Vi è chi vede nel volto della Madonna le sembianze dell'amatissima moglie di Federico da Montefeltro, Battista Sforza, e nel Bambino quelle di Guidubaldo, loro unico figlio maschio ed erede; secondo un'altra versione invece le due figure degli angeli rappresenterebbero Giovanni Della Rovere e Giovanna da Montefeltro, fidanzati nel 1474 e sposati nel 1478.
La storia della "Madonna di Senigallia" è in gran parte legata alla chiesa di Santa Maria delle Grazie annessa all'omonimo convento (fatta terminare da Vittoria Della Rovere nel 1684 ed ornata oggi da una bellissima pala d'altare del Perugino). In questo luogo infatti il dipinto venne conservato per secoli e venerato come oggetto di culto fino al 1917, quando ragioni di sicurezza collegate alle azioni belliche allora in corso, ne consigliarono lo spostamento ad Urbino.
Ancora oggi è possibile ammirare la Madonna di Piero della Francesca nella Galleria Nazionale delle Marche, allestita al Palazzo Ducale di Urbino, dove, a cinquecento anni dalla morte di Giovanni Della Rovere, continua ad essere testimone importante della splendida arte che caratterizzò la stagione rinascimentale italiana.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

uff..

Anonimo ha detto...

o 'ndoe tu l'hai ricopiato l'articolo?
..cmq grazie collega, mi ha fatto molto piacere